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È sbagliato essere felice se si è in lutto? Come superare il senso di colpa

  • Immagine del redattore: Marta Lualdi
    Marta Lualdi
  • 23 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Ero felice e mi sono sentita in colpa


Ricordo una sera nell’inverno del 2020: una tavolata di amici, risate, mia figlia Kate giocava allegra con un altro bambino. In quella leggerezza, all’improvviso, un pensiero mi ha trafitta: “Non dovrei essere così felice!”

Per la prima volta quella sera non avevo pensato a Matteo, anzi ero grata per quel momento di normalità. E proprio per questo, mi sentivo terribilmente in colpa.


Il senso di colpa quando si affronta un lutto


Questo è un pensiero molto comune tra chi sta vivendo un lutto: "Posso davvero permettermi di stare bene?"

Concedersi un’uscita, distrarsi, persino ridere. Spesso queste semplici azioni sono accompagnate da emozioni contrastanti.

Una delle più frequenti è il rimpianto: molte donne che seguo nei percorsi individuali mi raccontano i sogni che condividevano con chi ora non c'è più, progetti rimandati e occasioni che non torneranno.

Questo peso emotivo può bloccare la possibilità di vivere pienamente il presente.


La cultura del “portare il lutto”


Il senso di colpa che nasce dopo una perdita ha radici profonde: deriva da condizionamenti culturali e religiosi, tramandati per generazioni.

Per molto tempo – e ancora oggi in alcune realtà – una donna vedova “doveva” portare il lutto per tutta la vita: non solo vestendosi di nero, ma rinunciando a nuove relazioni, al piacere, al futuro. Come se la vita, in qualche modo, fosse finita.


Io credo che possiamo onorare chi non c’è più continuando a vivere pienamente.

Ciò non significa dimenticare, ma riconoscere che la nostra Anima è venuta qui per fare esperienza, per crescere, per desiderare ...

Molti dei nostri desideri sono nati insieme alla persona che abbiamo perso e per questo li riteniamo ormai. irrealizzabili. Ma è davvero così? 


Quello che ci blocca è spesso il senso di colpa, il timore di “mancare di rispetto” a chi non c’è più.

Io, ad esempio, desideravo tornare ad arrampicare: un’attività nata insieme al padre di mia figlia (ci eravamo conosciuti proprio in palestra).Tuttavia, per mesi mi sono negata quella gioia: mi sembrava di tradirlo. Ora so che era solo una parte del lutto che non avevo ancora elaborato.


Solo tu puoi concederti di essere felice


Con il tempo e grazie al lavoro interiore, ho capito che avevo bisogno di concedermi il diritto di fare ciò che mi nutriva.

Sono tornata ad arrampicare, ma non solo! Ho scelto di iniziare a scrivere e questo Blog ne è la prova.


Altrettanto hanno fatto le mie clienti: c’è chi ha ripreso a viaggiare con i figli, chi si è iscritta a un corso che rimandava da sempre, chi ha iniziato un percorso creativo o ha intrapreso un cammino spirituale. Ognuna di loro, con i suoi tempi e in modi diversi, ha dato di nuovo spazio  ai suoi desideri.


Il punto di svolta? Darsi il permesso di farlo.


Di ridere, di fare nuove amicizie, di ballare, di dipingere…

Di sognare ancora. Perché nonostante il dolore, abbiamo il diritto di essere felici.


Scegli una cosa che amavi fare e che hai chiuso in un cassetto oppure apriti alla possibilità di sperimentare qualcosa di totalmente nuovo! Se ti va, scrivimi nei commenti cosa sceglierai di fare o torna a dirmi com'è andata.


Vuoi raccontarmi la tua storia? Scrivimi in privato e contribuisci al mio nuovo progetto per abbattere la solitudine che porta con sé la perdita: qui trovi tutte le informazioni.

Insieme possiamo aiutare altre donne a elaborare il dolore del lutto.


A presto, Marta


Marta Lualdi, Facilitatrice di PSYCH-K® per elaborare il lutto
Marta Lualdi, Facilitatrice di PSYCH-K® per elaborare il lutto

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