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Il tempo cura davvero le ferite del lutto?

  • Immagine del redattore: Marta Lualdi
    Marta Lualdi
  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

“Dai tempo al tempo, passerà.” 


Quante volte abbiamo sentito questa frase, detta con buone intenzioni, ma capace di lasciarci con una sensazione di vuoto incolmabile?

Come se bastasse aspettare perché il dolore svanisca, come se il tempo — da solo — fosse un guaritore silenzioso.


Chi ha attraversato un lutto, una separazione, o un addio sa che non è così: il tempo può attenuare l’intensità del dolore, ma non ha il potere di guarirci se noi, dentro quel tempo, rimaniamo fermi.


Il tempo come spazio per il lutto, non come rimedio


Il tempo non cura: ci offre uno spazio in cui scegliere cosa fare del nostro dolore.

È come una ferita sul corpo: se non la disinfetti, la proteggi, la lasci respirare quanto serve, non guarirà soltanto perché i giorni passano.

Così accade anche alle ferite dell’anima: richiedono presenza, cura, ascolto, consapevolezza.

Il dolore, se ignorato o messo a tacere, non scompare. Si nasconde nei pensieri, nelle relazioni, nei comportamenti che ripetiamo. E ogni volta che la vita ci tocca in quel punto, torna a far male.

È normale.


Ciò che facciamo nel tempo fa la differenza per il nostro lutto


Dopo la mia perdita, mi sono resa conto che la vera guarigione non è arrivata con il calendario dopo sei, nove, dodici mesi come molti sostengono. Bensì con ciò che ho scelto di fare dentro quei giorni. Ho iniziato a scrivere, ad ascoltarmi, a smettere di fingere che andasse tutto bene.

Ho imparato che non si tratta di “superare”, ma di integrare: dare un posto al dolore e permettergli di trasformarsi parallelamente a come mi stavo trasformando io.

Quando smettiamo di aspettare che qualcosa o qualcuno ci salvi e iniziamo ad agire con presenza, il tempo allora diventa un alleato.

Non più un rimedio passivo, ma uno spazio sacro in cui possiamo rinascere.


Il ruolo del subconscio e PSYCH-K® nell’elaborazione del lutto


Molto spesso, ciò che ci impedisce di andare avanti sono le convinzioni profonde che restano attive nel subconscio. Frasi come “Non supererò mai questo dolore”, “Senza di lui non posso più essere felice”, “Non merito di stare bene” diventano veri e propri programmi interiori. E finché non li trasformiamo, continueranno a guidare le nostre emozioni e le nostre scelte, anche quando crediamo di essere “andate oltre”.


Con PSYCH-K®, lavoriamo proprio a questo livello: quello del subconscio, dove risiedono le memorie, i condizionamenti e le credenze che influenzano la nostra capacità di guarire.

Attraverso semplici ma profondi processi di integrazione mente–corpo, possiamo sostituire le convinzioni vincolanti con nuove percezioni di libertà, fiducia e pace.


Una mia cliente, ad esempio, dopo la fine di una relazione che l’aveva profondamente ferita, continuava a ripetere: “Non riesco a fidarmi degli uomini”. Insieme abbiamo trasformato quella convinzione in “So riconoscere e accogliere relazioni sane e autentiche”.

Passo dopo passo, ha ritrovato fiducia negli altri, ma prima di tutto in se stessa.


Come possiamo prenderci cura del nostro lutto 

Prendersi cura del proprio lutto significa vivere ogni giorno come un atto di presenza.

Non serve fare grandi cose, ma scegliere gesti che nutrono la nostra parte ferita invece di ignorarla.


Ecco alcuni spunti semplici ma profondi:

  • Scrivere: dare voce a ciò che non riusciamo a dire.

  • Ascoltare il corpo: riconoscere dove abita il dolore, fare pratiche dolci come lo yoga o la camminata.

  • Creare piccoli rituali: fare un bagno caldo, dedicarsi qualche pagina di un buon libro con una tisana, o perchè no, un calice (solo uno!) di vino.

  • Chiedere aiuto: non è segno di debolezza, ma un atto di amore verso se stesse.


Prova a riflettere su queste domande:

  • Cosa sto ancora aspettando che guarisca da solo, invece di scegliere di curarlo?

  • Quali gesti quotidiani mi aiutano a prendermi cura della mia parte ferita?

  • Se il tempo non fosse il guaritore, ma il luogo della mia trasformazione, come lo vivrei?


Il tempo non cura tutte le ferite. Siamo noi, con la nostra presenza, con le nostre scelte e con il coraggio di guardarci dentro, a permettere alla vita di rifiorire.


Ogni istante può diventare un passo verso la guarigione, se scegliamo di viverlo con consapevolezza. E allora sì, col tempo… ma grazie a noi, le ferite si trasformano in saggezza.


Con amore, 

Marta ✨


Per accompagnarti in questo cammino, ho creato il workbook gratuito “Orientarsi nel lutto”, con spunti pratici e pagine guidate di journaling, scaricalo qui sotto



Marta Lualdi - Facilitatrice di PSYCH-K® per elaborare il lutto

Piani dei Resinelli Ph. Marta Lualdi

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